PEDAGOGIA GLOBALE
ASSOCIAZIONE LETTERA NUMERO UNO
PER LA PROMOZIONE
DELLE SCIENZE DELL’UOMO a te personalmente
Scrivere una lettera, come avvenne, non è provocare una crisi, non è ricatto affettivo, non è segno di un potere che vuole la consacrazione.
Può però essere senso della responsabilità. Come può essere, per l’umana miseria, paura della responsabilità. Come può essere l’attenzione a ciascuno. Come può essere la difficoltà a farvi leggere che cosa è il Centro e che cosa è la Periferia.
Ma anche il sentirsi non comunità. È il desiderio che nessuno ci passi invano accanto: invano, perché non sempre costruiti in armonia di sé con sé, in armonia con l’aggiornamento.
Dicemmo, un giorno, a Barza d’Ispra: non basta intuire. Occorre avere dei desideri grandi da tradurre nella esperienza della comunità, unico luogo dove tu cerchi il tuo evento. E tu, se lo senti, sei l’evento se le tue intuizioni (che a volte sregolano) non diventano esperienziate nella comunità di Pedagogia Globale.
Fu, è vero, scritta una lettera contro nessuno, ma per amore di molti. Abbiamo abbastanza il senso del rispetto anche se, a volte, si deve richiamare a destarsi a ciò che hai dentro e che non vedi ancora. Può essere che la lettera sia stata una intuizione da esperienziare: ora stai diventando evento, perché fai esperienza di comunità attorno al contenuto scatenante di una lettera.
Molti hanno scritto: grazie. Qualcuno si dice smarrito.
Grazie. Qualcuno dice solo che bisogna stimarsi e volersi bene….Grazie. Ma non basta.
Vi sarà una lettera mensile. Permettetemi di intuire e di offrirvi le mie intuizioni, perché ognuno di voi è rispettato, amato, voluto come un grande progetto nella sua dinamica personale, che è tutta sua. Non vi si può vedere se non così.
Ma la comunità ha un volto suo: è “persona di persone”. Ma ne ha anche uno esterno nel suo presentarsi, nel rispondere alle domande, alle richieste, all’urgenza di dire a coloro che non sanno di avere bisogno.
Se mancano le professionalità, i “titoli” (come evento che non si sta creando), ristagneremo la gente nei falsi bisogni: non sa di averne altri.
Nel gruppo di Pedagogia Globale ormai ci sono tutte le scienze dell’uomo, tutte le età, tutte le esperienze pedagogiche. Mai una sintesi di persone per cultura, lavoro, età, esperienza si è raggruppata attorno a Pedagogia.
È nata la stima, ma non ancora in tutti l’assunzione libera dell’altro. Il programma del 1978/79/80 vuole questo.
La famosa lettera voleva questo. Non si perda tempo.-
I “vuoti” sono dei vuoti. Puoi accettare che lui o lei non ci siano? È la comunità che li vorrebbe tutti nel grande Centro senza Periferia. Siamo coscienti che ciò non sempre è possibile, ma vi sono delle regole che ognuno si assume di stima e di correttezza : è bene che siate anche a tavola: il sacramento della tavola. Non siate o gelosi o schivi se andate in giro a prestare la vostra scienza, a parlare o a ricercare: date anche agli altri del gruppo portandoli nel vostro entusiasmo. Altrimenti non sarete nell’evento.
Ognuno è ognuno: chiamato con il suo proprio nome.
Allora:
al di là dell’incontro mensile: vedersi, scriversi, telefonarsi, aprire le proprie case.
Allora:
Il gruppo di Pedagogia Globale non forma operatori socio educativi. Se ce ne sono, li forma e li promuove a livello di formatori dei formatori. Per ciò si studia.
Il gruppo chiede a ciascuno di partecipare almeno a un convegno di studi universitario o parauniversitario e di approfondire la bibliografia in merito ai convegni.
Il gruppo non si adagia su attività intellettuali povere di qualificazione. Gli incontri mensili si verificano in tal senso.
Il gruppo è qualificazione professionale e personale. Le tesi vanno scelte con i docenti più “difficili”.
Il gruppo è per la formazione dell’intelligenza critica che, della ricerca, è il solo sicuro fondamento: gli incontri mensili ancora una volta, si verificano in tal senso.
Il gruppo è imparare a creare un rapporto organico tra ricerca scientifica e didattica, perché l’apprendimento nel gruppo o universitario o nella professione consista sempre più nella partecipazione, diretta o indiretta, alla ricerca, alla scienza, al suo farsi, nel suo divenire.
Allora:
essere presenti per trovare luoghi di ricerca e luoghi di applicazione verso le didattiche, verso la libertà.
Allora:
lavori interdisciplinari per trovare le dinamiche rispondenti alle esigenze sociali senza polverizzazione .
Allora:
strutturare l’organizzazione interna come gruppi di scienze.
A questo punto, l’auspicio che ognuno di noi scelga di essere di fianco a qualcuno con cui concrescere: una persona, un giovane, un bambino, una comunità in città, in campagna, in paese, in montagna.
A voi che già lavorate duro, il conforto che il gruppo vi stima e vi sostiene e parla bene di voi, con tutti.
Ai più giovani: vale quello che avete scritto in questi giorni: “la nostra completa disponibilità sul piano pratico e operativo (se c’è da lavorare…le maniche sono già rimboccate)”.
A voi che avete voluto, e poi fortemente spinto alla creazione del gruppo (ed anche a noi), possiate dare e ricevere quanto è nei vostri desideri.
Ma tant’è, la comunità è persona di persone.
Natale 1979.
Con stima, Umberto Dell’Acqua