In pratica: essendo ora in Francia possibile anche alle coppie omosessuali adottare un bambino, ci si interrogherà per capire come un bambino adottato e inserito in questa particolare realtà potrà strutturare la sua identità personale; ci si interrogherà su come un bambino cresciuto solo dalla madre possa accedere alla conoscenza di ciò che ne è stato del suo padre naturale, indipendentemente dalla realtà, dallo stato, dalla dignità di questo padre.
Non si perdono di vista i tre elementi sopraccitati, quale che sia la realtà, ma si evita di assumere il ruolo di polizia morale.
Questo è il pluralismo di fatto.
Riflettere sul punto focale del problema è un modo di partecipare alla vita pubblica, di permettere un confronto pluralista senza mollare la presa. L’Institut non ha come finalità quella di difendere o propagare idee o convinzioni; se alcuni membri dell’Institut possono essere dei militanti, non lo è affatto l’Institut in quanto tale, che non assume posizioni di tipo ideologico e non difende alcuna causa, ma fa lavoro di ricerca e di formazione.
A questo proposito si può citare il ruolo che l’Institut svolge in un gruppo di lavoro del Comune di Lyon sulla politica familiare per la città. Compito del professor Benoit è quello di portare i membri del gruppo a riflettere sulle tre caratteristiche prima indicate (differenza di sessi, differenza di generazioni, matrimonio), ma non dice affatto come devono regolare la questione, lasciando le decisioni ai politici: come cittadino ha certamente un parere, ma come direttore dell’Institut si limita a porre sul tavolo gli aspetti positivi e negativi del problema, a mostrarli e a spiegare le conseguenze di possibili decisioni, le ricadute che ogni azione potrebbe avere sulla realtà lionese.
E’ tenuto, dalla laicità correttamente intesa, a non insistere su una risposta cattolica, ma a portare il gruppo ad un confronto pluralista. Ad esempio, l’assessore che guida il gruppo (e che è anche deputato) ha, nei mesi scorsi, preso posizione a favore del matrimonio tra omosessuali. Nell’anno e mezzo precedente i numerosi e diversificati membri del gruppo (che rappresentano istituzioni, professionisti, gruppi, volontariato, associazioni cattoliche e non, ecc.) avevano lavorato su un documento comune che riconosceva come importanti i famosi tre punti. Di fronte alla presa di posizione dell’assessore, alcuni hanno abbandonato i lavori in segno di protesta.
Il professor Benoit è invece rimasto, per continuare a far riflettere sul fatto che la differenza di generazioni e la differenza di sesso sono comunque problemi dell’umanità, qualunque siano le posizioni e le decisioni che prendono i politici. Pensiero problematico, non relativismo di pensiero.
Il legame familiare è inscritto nel legame sociale, ma non può identificarsi né essere confuso con esso. E’ fondamentale per il legame sociale, pur nella sua specificità. E’ attraverso il matrimonio che si può pensare la famiglia inscritta e aperta alla società; dalla società riceve linguaggio, norme, ed è contemporaneamente elemento che favorisce la relazione societaria.
La posta in gioco molto importante è la relazione: si possono pensare insieme l’originalità della famiglia e la sua appartenenza alla società. Esistono intimità, relazioni, luoghi familiari, ma nello stesso tempo la famiglia è parte della società.
Un dualismo da pensare in modo dinamico.
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